La millenaria Abbazia di Santa Maria Assunta a Vallombrosa, fondata nell’XI secolo da san Giovanni Gualberto come piccolo oratorio durante il suo eremitaggio e cresciuta nei secoli fino all’imponente aspetto odierno, è inserita in un’importante cornice paesaggistica di boschi e sentieri. La Foresta di Vallombrosa è punteggiata di cappelle che segnarono i luoghi della vita di Giovanni Gualberto, per un circuito ben segnalato di poco meno di 5 km. I sentieri e le relative cappelle sono: il Masso del Diavolo, la Cappella di San Torello, il Masso di San Giovanni Gualberto, la Cappella delle Colonne, il Faggio Santo, la Cappella di Santa Caterina, la Cappella di San Girolamo, la Fonte di San Giovanni Gualberto, il Tabernacolo di San Sebastiano, la Cappella del Beato Migliore. In particolare, il sentiero che conduce a quest’ultima toccandone alcune altre, comprende la Scala Santa fino ad arrivare, più oltre, al Paradisino, un edificio che accoglieva i monaci eremiti e dalla cui terrazza si ha una splendida vista sulla vallata.
• Punto di partenza consigliato: Abbazia di Vallombrosa
• Sentieri liberi
La pieve, eretta nel XII secolo ma fortemente rimaneggiata nell’Ottocento con la riduzione ad unica navata, conserva nella muratura i resti dell’impianto a tre navate divise da pilastri e della torre campanaria a due ordini di bifore e monofore, forse nata con funzione difensiva; qui, nel XIV secolo, fu rinchiuso il Beato Giovanni delle Celle. Risalgono al Cinquecento il loggiato in facciata e il rosone centrale, mentre del secolo precedente sono gli stemmi dei Cavalcanti e di Santa Maria Nuova. Nell’altare maggiore è inserito un antico rilievo del XII secolo raffigurante il santo titolare; in chiesa sono inoltre si trovavano due splendide Annunciazioni: una cinquecentesca attribuita a Ridolfo del Ghirlandaio, ancora in loco, e una seicentesca attribuita a Francesco Curradi, attualmente trasferita nella chiesa nuova di Donnini.
• Località: Pieve a Pitiana 92
• Contatti: 055 860039
La prima notizia sulla chiesa risale al 1230, ma la tradizione la riferisce a Matilde di Canossa. L’impianto romanico (XI-XII secolo) ha subito vari interventi fra Sei e Settecento ma è stato ripristinato dal restauro del 1966-1968. All’interno si conservano un pluteo di età longobardo-carolingia (VII-IX sec.) la lastra tombale dei patroni Ardimanni (1126), un affresco con la Madonna col Bambino e Santi e l’Annunciazione (metà XV secolo), gli affreschi con Storie di Sant’Agata staccati dal portico e un antico fonte battesimale (XI secolo) ritrovato durante lavori nel chiostro duecentesco. Il nucleo più antico dell’edificio è la cappella del SS. Sacramento, originariamente dedicata a sant’Agata; qui sono esposti un frammento di ambone con rilievi zoomorfi e geometrici (VIII secolo) e un affresco con la Madonna col Bambino e Santi, attribuito a Raffaellino del Garbo (1497), nella cui predella si vede la figura del committente, il priore Filippo Alamanni. Parati, oreficerie e la custodia dei capitoli della Compagnia di Sant’Agata sono oggi nel Museo Masaccio.
• Località: Pietrapiana, Via di Sant’Agata
Edificata come piccolo oratorio nel XIII secolo, la chiesa ha subito rimaneggiamenti tra XV e XVIII secolo, fino al restauro di ripristino del 1972. L’interno è semplice, ad unica navata con due cappelle e la cappella della Compagnia (“Tinaia”). Alcune tracce di affreschi testimoniano la ricca decorazione iniziata nel tardo Trecento: si ricordano la Madonna col Bambino e Santi della bottega di Paolo Schiavo e una danneggiata Crocifissione proveniente dal refettorio della Compagnia del Corpus Domini, poi del SS. Sacramento. Sulla parete sinistra il dipinto con la Vergine e Santi è attribuito a Pietro Sante Bambocci (XVII secolo) e racchiude all’interno un’antica tavola con la Madonna col Bambino. Sulla parete destra è addossato un organo positivo tra i più antichi della Diocesi di Fiesole (1697). Una porta sulla destra del presbiterio conduce alla cappella della Compagnia del Corpus Domini, dove si trova un affresco con la Crocifissione e Santi (1516) che richiama la pittura di Andrea Del Sarto. Alcuni argenti e parati sono confluiti nel Museo Masaccio.
• Località: Cancelli, Via Santa Margherita 4
Un lago riempiva nell’antichità più remota la valle superiore dell’Arno: le Balze sono il ricordo più suggestivo di questo passato, preziosa testimonianza della storia geologica del territorio (oltre ai numerosi fossili rinvenuti nel Valdarno). Si tratta di particolari formazioni rocciose color ocra di sabbie, argille e ghiaie stratificate, con ripide pareti verticali alte anche circa un centinaio di metri, che si alternano ad altrettanto ripide gole. Esse sono il prodotto del dilavamento delle acque del lago preistorico e, dopo il suo prosciugamento, dell’erosione atmosferica. Le Balze si trovano all’interno di un’Area Protetta di Interesse Locale e costituiscono uno degli elementi distintivi dell’altopiano valdarnese.
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