In due sale annesse alla sagrestia della Collegiata è allestita una preziosa raccolta d’arte sacra, che completa la visita alla chiesa, dove è esposta la bellissima tavola trecentesca del Maestro di Figline con la Madonna col Bambino, i Santi Elisabetta d’Ungheria e Ludovico di Tolosa. Il museo conserva una collezione di dipinti, arredi sacri, oreficerie, paramenti e codici miniati provenienti dalla Collegiata o da vicine chiese figlinesi. Oltre alla grandiosa pala col Martirio di San Lorenzo di Ludovico Cardi detto il Cigoli (c. 1590), proveniente dall’oratorio della Confraternita dedicata al santo presso lo Spedale Serristori, si ricorda un “polittico” con Adorazione dei Magi e Santi (1436) realizzato da Andrea di Giusto Manzini su commissione dei Serristori, ritratti nella predella. Curiosa la serie di insegne in legno policromo con simboli della Passione, utilizzate per la processione del Venerdì Santo.
In alcuni degli antichi locali dello Spedale Serristori, costruito a partire dal 1399 sulla piazza principale di Figline, l’antiquario Giovanni Pratesi ha realizzato uno spazio espositivo che ha il suo fulcro nell’ex-oratorio, restaurato a seguito dell’acquisto degli spazi nel 1987. Questo intervento ha permesso inoltre il ripristino dell’altare cinquecentesco di Giovan Battista Foggini, ma anche il ritrovamento di un affresco trecentesco con la Crocifissione e del distillatoio dell’antica Spezieria. Oltre a notevoli pezzi del XVI-XVIII secolo, come i bozzetti del Volterrano e di Ciro Ferri per la SS. Annunziata di Firenze e quello del Cristo Redentore del Giambologna, si trova presso la Fondazione un’interessante raccolta di pietre dell’Arno.
La raccolta ha sede dal 1974 nei locali della canonica della pieve romanica di San Romolo. Il materiale esposto, testimonianza della comunità agricola del Valdarno, è organizzato in due sezioni: il tema del lavoro, legato ai cicli produttivi della campagna, come la coltivazione e la lavorazione dei prodotti tipici, e le attività domestiche di tessitura e filatura; il tema della vita quotidiana, con la ricostruzione di spazi esemplari, come la cucina, la camera, la cantina. Il museo accoglie oltre 6500 pezzi; nel cortile sono sistemate ruote di carri, ruote per fare funi, una macina in granito, la cisterna delle acque piovane e l’abbeveratoio. Il cuore del museo è un frantoio in pietra del 1729 di dimensioni monumentali. Nella sala dell’erbario secco è esposta una raccolta di erbe medicinali; curiosa la raccolta di santini e immagini sacre. La collezione è curata dall’Associazione Culturale “Museo della Civiltà Contadina di Gaville”.
Il borgo di Figline trae origine da un castello originariamente posto su uno dei rilievi che dominano la piana fluviale dell’Arno, citato per la prima volta in un documento del 1008. Terra di contesa tra Arezzo e Firenze, il castello venne distrutto dall’esercito fiorentino nel 1252 e ciò favorì la crescita del mercatale ai suoi piedi. A partire dal 1356 il Comune di Firenze iniziò la costruzione delle mura che resero Figline uno dei principali centri fortificati del Valdarno. Il circuito murario è tutt’oggi quasi integro, con dodici torri ancora in piedi.
Il castello di Lancisa (XI-XII secolo) sorgeva probabilmente su un rilievo sovrastante l’abitato odierno di Incisa, nell’attuale località Castelvecchio, e dominava la valle dell’Arno, il ponte sul fiume, i mulini, le strade e il borgo che si formò ai suoi piedi. Dal 1224 i Fiorentini costruirono il castello nuovo, corrispondente all’Incisa attuale, ampliato e riedificato nel corso del Trecento.
L’edificio consiste in tre unità abitative che hanno subito nel tempo innumerevoli trasformazioni, ma che presentano parti di muratura riferibili al XIII e XIV secolo, oltre a inserti quattrocenteschi. La parte più antica sembra essere il corpo di fabbrica di destra, il più alto, con struttura a torre scapitozzata: sulla parete destra, dove si innestavano le mura del castello, sono ancora visibili le pietre di ancoraggio. Il nucleo centrale è invece riferibile alla seconda metà del XIII secolo; il corpo di fabbrica più basso è infine trecentesco. La tradizione vuole che qui si trovasse l’abitazione che la famiglia di Francesco Petrarca possedeva a Incisa e nella quale il poeta passò la propria infanzia.
• Indirizzo: Piazza Attilio Benassai 7 (Incisa), Figline e Incisa Valdarno (FI)
Quattro campagne di scavo tra il 2000 e il 2004 hanno permesso il ritrovamento delle tracce di un insediamento etrusco appartenuto a personaggi di rango elevato, come dimostrano i frammenti ceramici e i resti di decorazione architettonica fittile, che portano a ipotizzare la presenza di almeno un edificio di rappresentanza. Particolarmente significativo anche il lungo periodo di occupazione del sito, dall’VIII al I secolo a.C. circa. L’abitato etrusco era inoltre ben inserito all’interno della rete commerciale che collegava il Mediterraneo e l’Etruria meridionale perciò questo ritrovamento è stato fondamentale per ricostruire un pezzo della storia antica e florida del territorio. Il sito non è attualmente visitabile.
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